Progetto per la costruzione di una piccola diga sull’altopiano dogon del Mali
Nelle attività di sostegno alla popolazione dogon MetisAfrica gode ormai da molti anni dell’aiuto e del consiglio di validi collaboratori locali: a loro il compito di monitorare continuamente l’andamento dei progetti in corso e di individuare nuovi bisogni e nuove possibilità di intervento sul territorio.
Già da qualche anno Apam Dolo, rappresentante di MetisAfrica a Sangha, grande villaggio nel cuore della falesia, ci parla della necessità di intervenire in una zona dell’altopiano molto lontana dalle principali strade e vie di comunicazione: il Comune di Wadouba, che raccoglie diversi villaggi, rappresenta una realtà isolata, che non gode dei canali del commercio locale e del turismo, è situato in zona particolarmente impervia e la natura rocciosa del terreno impedisce attualmente di coltivare in prossimità dei villaggi gli orti, che costituiscono qui una importante risorsa per la popolazione ad integrazione della centrale coltura del miglio.
Da profondo conoscitore del territorio della falesia e dell’altopiano dogon, Apam Dolo ha individuato una importante risorsa per gli abitanti di questa zona, supportato in questo dalle testimonianze raccolte nei villaggi e dai primi contatti presi con i capi-villaggio: a circa due ore di moto da Sangha e quasi tre di jeep sulla pietraia dell’altopiano, in una località denominata Ningaly Sol, vicino al villaggio di Sol, vi è un bacino naturale dal fondo roccioso, che contiene la ricchezza naturale di una sorgente attiva in tutte le stagioni, e nello stesso luogo sono presenti inoltre alcune fonti perenni, a cui gli animali vengono ad abbeverarsi.
I saggi e gli esperti ci hanno informato che vi sono gli stessi presupposti che aveva il barrage costruito dall’antropologo Marcel Griaule negli anni 50, che ha costituito un fondamentale punto di svolta nella qualità della vita in tutti i villaggi limitrofi: per la configurazione del luogo, per l’andamento delle acque e delle cascate durante la stagione delle piogge, per le future ricadute su una intera regione e, non ultima, per la presenza dei geni d’acqua che già lo abitano e che non lo abbandoneranno.
Un miglior sfruttamento di questa incredibile risorsa attraverso la realizzazione di una piccola diga permetterebbe alla popolazione di riportare intorno al bacino terra e limo per costruire appezzamenti fertili per gli orti, realizzando così la possibilità di un’alimentazione più ricca, con conseguenze decisive per la salute, e di ottenere importanti ricadute anche sul piano economico: la presenza di queste coltivazioni porterebbe ad un incremento del piccolo commercio locale, migliorando significativamente le condizioni economiche della zona.
Sull’altopiano dogon il terreno è prevalentemente roccioso, e vi sono molte zone in cui vi è una quasi totale assenza di terra: i villaggi sono costruiti direttamente sulle grandi lastre di ardesia, e per riuscire a coltivare cipolline, o ortaggi di altro tipo, la popolazione deve trasportare a braccia la terra dalla pianura, e realizzare così dei piccoli appezzamenti da destinare ad uso agricolo.
Nel corso degli ultimi due anni ad ogni viaggio di missione i nostri volontari hanno preso contatto, guidati da Apam Dolo, con la realtà locale del Comune di Wadouba: hanno incontrato le autorità, i saggi, i contadini e i pastori, ottimi conoscitori delle vie affioranti e sotterranee delle acque e gli indovini.
La consolidata presenza sul territorio dell’Associazione e dei progetti da essa promossi, e la mediazione del rappresentante locale Apam Dolo hanno reso possibile il consolidarsi nella popolazione di una fiducia e di una volontà di collaborazione indispensabili per la buona riuscita dell’intervento.
Sino ad arrivare ad una vera e propria progettazione dell’intervento, supervisionata dall’ingegnere Domenico Ferro Milone, responsabile per MetisAfrica di tutte le opere di costruzione realizzate al Paese Dogon: nel viaggio di missione del dicembre 2011-Gennaio 2012 ci siamo rivolti allo Studio di Ingegneria Cicorci di Bandiagara, conosciuto come il più affidabile di tutto il Paese Dogon, ed è stato preparato con serietà e competenza uno studio tecnico di fattibilità e di impatto ambientale molto attento a tutte le ricadute, sia ambientali che sociali ed economiche.
La realizzazione del barrage si è rivelata particolarmente urgente a causa della gravissima siccità che nel 2011 ha colpito tutto il territorio dogon, e più ampiamente tutta la regione del Sahel.
I villaggi dogon della pianura, della falesia e dell’altopiano hanno subito gravi contraccolpi, uomini e ragazzi hanno dovuto partire in esodo, le condizioni alimentari e sanitarie sono drasticamente peggiorate, aggravate nelle zone come quella del Comune di Wadouba dall’isolamento dei villaggi di questa parte dell’altopiano rispetto al resto della regione.
In molte zone come questa non è possibile coltivare gli orti e tante famiglie hanno faticato enormemente per arrivare alla successiva stagione delle piogge, iniziata nel giugno del 2012, e vi sono arrivate debilitate da un’alimentazione insufficiente e dall’aumento di malattie da batterio: dissodare la terra e prepararla alla crescita del miglio richiede forza e resistenza fisica, e l’impresa è stata ardua.
E’ per questo che MetisAfrica ha pensato di iniziare al più presto i lavori di costruzione, grazie al prestito ricevuto da una nostra socia e volontaria attenta e sensibile.
Questa iniziale disponibilità economica ha reso possibile un avvio tempestivo dell’intervento, coinvolgendo così in tempi rapidi molti uomini in un’attività di fondamentale importanza per la comunità, e scongiurando quindi l’ennesimo esodo: la costruzione della diga dà infatti sostentamento alle famiglie di tutti i villaggi vicini, perché gli uomini si prestano come soci d’opera in cambio del nutrimento che altrimenti non saprebbero come procurarsi.
I lavori sono iniziati il corrente mese di ottobre e termineranno entro il mese di maggio 2013, in modo tale che la diga possa essere pienamente funzionante con l’arrivo della prossima stagione delle piogge.
L’intervento complessivo includerà l’impianto del cantiere, il trasporto di pietre di sabbia per la costruzione, il vitto per i lavoratori, lo scavo di trincee, il muro di trattenuta e le chiuse, i contrafforti e il bacino di dissipazione, le passerelle sulle chiuse. Sono altresì previsti nel costo totale dell’intervento anche i lavori di manutenzione dell’opera per il primo anno ed i viaggi di supervisione e di monitoraggio del’ingegnere Ferro Milone, responsabile tecnico del progetto per MetisAfrica, e della coordinatrice dei progetti in Mali dott. Giulia Valerio.
Ricadute positive del progetto sull’ambiente naturale ed umano in termini socio-economici e sanitari
La possibilità di costruzione di una mini diga presso il villaggio di Sol è stata a lungo vagliata dalla popolazione locale, dai capi-villaggio, dai consigli degli anziani, dai pastori (esperti delle vie d’acqua), e dallo staff tecnico di MetisAfrica in collaborazione con l’impresa di costruzione “General Des Eaux et Constructions – Gie/Gec” e lo “Studio Ingegneria Cicorci” di Bandiagara.
Come per ogni progetto realizzato nella regione dogon, sono stati valutati attentamente tutti i temporanei disagi ed i benefici duraturi dell’intervento, con l’intento di operare nel pieno rispetto dell’equilibrio ambientale e sociale del territorio.
Le ricadute positive della costruzione di una diga in questa zona dell’altopiano sono state considerate sia in relazione all’ambiente che alle possibilità di sviluppo economico e di miglioramento della qualità della vita per la popolazione.
Dal punto di vista ambientale:
La presenza della piccola diga trasformerà un ampio terreno roccioso in zona fertile e ricca di acque, e si assisterà quindi ad una rigenerazione della vegetazione, con evidente ed immediato vantaggio per gli abitanti della zona, e la possibilità di una ripopolazione di animali selvatici, attualmente praticamente assenti a causa delle ultime siccità (a parte volpi e serpenti).
La realizzazione del barrage favorirà inoltre l’innalzamento del livello della falda freatica, poiché la prolungata conservazione dell’acqua provocherà necessariamente una aumento delle infiltrazioni, senza peraltro nessuna possibilità che questo costituisca un fattore di rischio, essendo l’agricoltura praticata nella zona priva di qualsiasi sostanza chimica.
Dal punto di vista economico-sanitario:
L’impatto sull’equilibrio economico della zona si presenta come estremamente positivo: oltre alla ricaduta immediata, benché temporanea, dell’offerta di nuovi posti di lavoro e di rifornimento alimentare per gli operai e quindi per le loro famiglie, si registrano effetti ben più duraturi e che andranno a modificare sostanzialmente le condizioni di vita della popolazione interessata.
La costruzione della diga favorirà l’approvvigionamento di grandi quantità d’acqua presso i pozzi che si trovano a monte del barrage, e permetterà agli uomini e alle donne di riportare intorno al bacino terra e limo per costruire appezzamenti fertili per gli orti, promuovendo così una diversificazione della produzione agricola rispetto alla coltivazione del miglio.
Si registrerà quindi un significativo miglioramento delle condizioni di salute della popolazione dovuto ad una maggior presenza di acqua per l’uso domestico e dell’acqua potabile, e ad un arricchimento della dieta alimentare, con una riduzione degli svantaggi della monoalimentazione.
Inizierà una nuova forma di sviluppo economico: la presenza di una tale risorsa d’acqua permanente permetterà il commercio dei prodotti degli orti nei mercati della zona, l’impianto di piccoli allevamenti, l’avvio di una nuova produzione artigianale e del conseguente commercio.
Tutto questo aiuterà gli abitanti degli otto villaggi limitrofi ad uscire dall’isolamento, aprirà alla possibilità di nuovi spostamenti e collegamenti, fornirà nuove risorse economiche che permetteranno di affrontare con maggiori strumenti le annate difficili, quando il raccolto dei principali cereali di sussistenza è scarso, e vi è l’urgenza di fonti di reddito alternative: in tal modo gli adulti, uomini e donne, non saranno costretti a partire in esodo cercando nuovo lavoro.
Grazie alla crescita economica sarà inoltre possibile per la popolazione raggiungere più facilmente l’ospedale di Sangha e sostenere i costi delle cure mediche, con evidenti benefici dal punto di vista sanitario per gli abitanti di tutti i villaggi interessati.
Fattibilità dell’intervento:
La fattibilità del progetto e la sua piena realizzazione vengono garantiti da:
- la presenza ormai decennale dell’associazione nel Paese dogon con numerosi progetti, e nello specifico l’accurato lavoro svolto negli ultimi due anni con i propri volontari per l’approfondimento della conoscenza diretta del territorio del Comune di Wadouba, e dei complessi equilibri sociali presenti nella zona, e la conseguente relazione di fiducia e collaborazione instauratasi con la popolazione locale;
- la piena disponibilità delle istituzioni locali, dei capi villaggio, dei consigli degli anziani, e di tutta la popolazione a concedere il permesso di costruzione, e a partecipare attivamente alla realizzazione e alla manutenzione dell’opera;
- la presenza sul territorio di M.Apam Dolo, rappresentante di MetisAfrica che collabora da molti anni ai progetti dell’associazione e che svolge importanti mansioni di monitoraggio dei bisogni e delle emergenze, di supervisione degli interventi in atto, di relazione e mediazione con le realtà associative ed istituzionali della regione;
- la collaborazione di fiducia con l’imprenditore Abel Tembely dell’impresa “Gie/Gec” di Bandiagara, tra le più stimate e riconosciute del Paese Dogon per onestà, trasparenza e qualità del lavoro svolto;
- la costante attività di supervisione dello staff tecnico di MetisAfrica, guidato dall’ing. Domenico Ferro Milone, che sin dall’inizio ha partecipato all’ideazione e alla progettazione dell’intervento, e che mantiene un contatto continuo con il rappresentante locale dell’associazione e con l’impresa di costruzione;
- l’organizzazione di due viaggi di missione dell’ing. Ferro Milone per il monitoraggio dei lavori (uno all’avvio ed uno al termine dell’intervento), e di un viaggio di missione della dott.ssa Giulia Valerio, coordinatrice per l’associazione di tutti i progetti in Mali, per la gestione delle relazioni con le istituzioni e gli interlocutori locali.
Il progetto è stato ultimato nel 2013 con finanziamento da parte della nostra Presidente Giulia Valerio, di alcuni Soci e con il contributo della Tavola Valdese 8 per mille