Nascita e sviluppo del Progetto “Il giardino di Federico”
Bandiagara è la cittadina capoluogo della Regione Dogon, ad est del Mali, verso il Burkina Faso.
Si trova in una vasta pianura a forma di catino, dove un tempo andavano ad abbeverarsi gli elefanti, da cui il nome Bannya’ ara, “la grande scodella”. Vi sono abitanti, di etnia dogon, peul, sonrai, bambara…. Nella cittadina sono visibili i segni di trasformazione sociale dovuti all’ inurbamento e alla crescente influenza dei modelli occidentali: la rete familiare subisce dei forti cambiamenti, si sfalda l’unità del clan, in caso di situazioni problematiche all’interno della famiglia non sempre vi è quella solidarietà e quel sostegno che vengono messi in atto nelle comunità dei villaggi, ed i primi a farne le spese sono i soggetti più deboli, i bambini e i ragazzi in difficoltà.
Nell’aprile del 2008 prende avvio il Progetto “Il Giardino di Federico” per un centro diurno aperto a bambini e ragazzi in difficoltà della cittadina di Bandiagara, finanziato dalla Tavola Valdese e da alcuni soci sostenitori. Una famiglia di Verona che alcuni anni fa ha perduto un figlio in seguito a grave malattia, si è avvicinata all’associazione ed ha espresso il desiderio di poter appoggiare un progetto rivolto all’infanzia nel paese dogon, in memoria del figlio Federico. I genitori sono stati invitati alle riunioni, hanno approfondito la conoscenza dell’intervento che MetisAfrica stava organizzando nella cittadina di Bandiagara ed hanno deciso di sostenerlo con un finanziamento che insieme a quello concesso dalla Tavola Valdese ha permesso l’avvio delle attività. Il Progetto ha così preso il nome di Federico, per richiesta dei familiari e per gratitudine da parte dei volontari dell’associazione.
“Il Giardino di Federico” nasce in seguito alla segnalazione da parte dei collaboratori locali di MetisAfrica dell’insorgere di una nuova emergenza nella cittadina di Bandiagara: la presenza, in continuo aumento, di minori orfani di madre che vivono in una situazione di particolare trascuratezza all’interno delle famiglie d’origine, che trascorrono la maggior parte del loro tempo sulla strada, e soffrono una reale condizione di rischio.
Gli amici e collaboratori locali ci hanno segnalato come preoccupanti alcune situazioni in cui è venuto meno il riferimento della madre biologica, perché morta o affetta da gravi problemi di salute mentale: al contrario che al villaggio, nella cittadina accade che il bambino venga trascurato, il suo destino sia incerto, la sue condizioni di vita a rischio. E’ stata quindi rilevata l’urgenza di un intervento di aiuto ai minori in difficoltà, ed in collaborazione con l´associazione locale di volontariato A.V.A.H.B. (Association des Volontaires pour des Action Humanitaires dans le cercle de Bandiagara), molto attiva nel campo del sostegno all´infanzia, e con il medico Ando Guindo, responsabile del Centro antimalarico di Bandiagara e membro della suddetta associazione, è nato il progetto di un centro diurno di accoglienza che possa seguire i bambini dalla prima infanzia ai 15/16 anni, garantire loro un documento d’identità, cure mediche gratuite, un pasto al giorno, un sostegno anche economico nel percorso scolastico, l’individuazione di una possibile attività professionale nel futuro con relativa formazione, oltre che la presenza costante di operatori ed educatori che possano costituire un punto di riferimento solido ed importante.
Con questo inervento si è voluta altresì potenziare la rete di sostegno attorno ad essi, iniziando un dialogo ed un confronto con le figure di riferimento più importanti nella vita di questi minori: i familiari, gli insegnanti, il medico che li avrebbe presi in cura, le istituzioni cittadine.
Le attività del Centro diurno hanno avuto inizio con un numero limitato di bambini, per testare la positività dell’intervento con la risposta degli utenti, delle famiglie, delle istituzioni locali, e per avere la possibilità di mettere a punto gradualmente le modalità di accoglienza e le attività educative proposte.
I volontari dell’associazione A.V.A.H.B. hanno coordinato e gestito nei primi mesi tutte le attività relative al progetto, si sono presi cura dei bambini, hanno svolto numerose riunioni con i familiari, il personale medico di riferimento e i rappresentanti delle istituzioni locali, si sono mantenuti costantemente in contatto con i soci di MetisAfrica responsabili dell’intervento, per uno scambio ed un confronto sulle attività svolte e sulle problematiche emerse.
Nouhoum Guindo, rappresentante di MetisAfrica a Bandiagara, studioso e collaboratore di etnopsichiatri ed antropologi, Ando Guindo, medico responsabile del Centro Anti-malaria di Bandiagara e responsabile della parte sanitaria del progetto, Amidou Yanogué, infermiere di riferimento per il progetto, Coumba Guindo ed Ogo Tembely, da tempo amiche e collaboratrici di fiducia di MetisAfrica, Bintou, insegnante di scuola elementare, Ina, studentessa, Sokana Din, imprenditore, Patrice, anziano guaritore tradizionale e grand-père del gruppo: questi gli operatori locali attivi nella messa in opera del progetto e nella realizzazione delle sue prime fasi.
I bambini sono stati accolti nello spazio dei Progetti “La sorgente” e “Il Vaso e la Sorgente”: il grande giardino, le stanze del laboratorio artigiano e della Maison de Passage sono stati un buon punto di partenza, e le donne artigiane dell’A.F.P.A.-B., dopo un’iniziale perplessità sulla convivenza in questo pur ampio spazio, hanno accettato la presenza dei piccoli utenti.
Il Centro fin dall’inizio è stato aperto due pomeriggi alla settimana e l’intera giornata di sabato, dalle otto alle diciassette. Dall’apertura i bambini che frequentano il Centro sono aumentati, dai dodici con i quali si è iniziato si è ora arrivati a ventitré tra bambini e ragazzi: il più piccolo ha tre anni, il più grande quindici.
L’aumento degli utenti è uno dei segni tangibili dell’ottima risposta al progetto da parte della popolazione: le famiglie hanno collaborato fin dall’inizio e si dicono ora entusiaste (segnalano notevoli cambiamenti nei bambini), i ragazzi hanno partecipato alle attività con una sempre maggiore continuità, le istituzioni locali hanno accolto positivamente l’intervento e si sono rese disponibili a sostenerlo per quanto di loro competenza.
Al Centro i bambini e i ragazzi ricevono accoglienza , trovano l’atmosfera della grande-famille e sono seguiti in tutti i momenti trascorsi insieme, nelle attività svolte, sia di carattere scolastico che ludico-espressivo: con occhi attenti ed amorevoli gli operatori li osservano mettersi in gioco nel piccolo gruppo, con sguardo diversificato accolgono le difficoltà ed i talenti di ciascuno, e in un tempo lento e tranquillo li affiancano nel momento del pranzo, dello svolgimento dei compiti, nel momento dei giochi ( il calcio, le biglie, la dama per i maschi, la danza, la musica e i giochi tradizionali per le bambine), nella cura del corpo e nell’assistenza sanitaria. Obiettivo primario è il farli sentire parte di una famiglia e capaci di fare qualcosa per sé stessi e per il proprio futuro.
Ogni sabato l’intero gruppo si reca sulle rive dello Yamé, il piccole fiume che bagna la cittadina, per fare un picnic e trascorrere qualche ora in un altro contesto: ogni bambino partecipa all’organizzazione della giornata, anche il più piccolo viene responsabilizzato con un compito adatto alle sue possibilità, i più grandi si prendono cura dei più piccoli, in un clima di solidarietà e collaborazione. I bambini danno prova di una capacità di condivisione e di relazione, di un livello di autonomia e responsabilità che hanno colpito e commosso i volontari italiani durante la frequentazione del Centro, e molti di loro già dopo questi primi mesi mostrano un positivo cambiamento nei comportamenti più problematici.
Infine, una volta ogni quindici giorni i bambini ricevono una visita medica gratuita da parte di Amidou Yanoguè, infermiere di riferimento che collabora con il dott. Ando Guindo alla parte sanitaria del progetto: con il tempo l’assistenza medica è stata estesa anche ai fratelli e alle sorelle dei bambini accolti al Centro.
Mensilmente si svolgono riunioni con le famiglie dei minori, per valutare insieme come procedere nella cura e nell’ educazione dei bambini, in modo tale che la partecipazione reale e concreta di tutte le parti coinvolte nel Progetto garantisca il consolidarsi di una rete di aiuto ai minori in difficoltà, e vi sia un’accoglienza ed un sostegno pieni al Progetto da parte di tutta la comunità locale. Le famiglie ricevono inoltre un sostegno alimentare, che consiste in sacchi di riso distribuiti mensilmente dagli operatori del Progetto.
A fianco della collaborazione con la Tavola Valdese e del sostegno ricevuto dalla famiglia Mai, MetisAfrica ha organizzato a sostegno del progetto diversificate attività di finanziamento, tra le quali, ad esempio, un progetto di adozioni a distanza, che vede la partecipazione di soci e simpatizzanti dell’associazione, ed il cui ricavato viene utilizzato per finanziare le attività previste nel Centro di accoglienza.