IL VIAGGIO

Nell’anno 2011-2012 Metisafrica ha organizzato un viaggio in Mali insieme al prof. Romeo Ferrari del Liceo Maffei di Verona: quattordici giovani dei licei di Verona hanno scelto di partecipare al viaggio di missione e conoscenza annuale dell’associazione nella terra dei Dogon. È stata un’esperienza molto felice, ricca di scoperte e di incontri, di nuove alleanze e conoscenze.

L’intento era quello di offrire l’occasione per entrare in relazione con una popolazione lontana da noi, poverissima dal punto di vista economico, ma portatrice di cultura antica e di grande umanità, così ricca da essere al centro di molti studi di antropologia ed etnologia. Abbiamo attraversato i villaggi e le piste della falesia, ci siamo seduti a mangiare con loro, abbiamo vissuto il nascere di nuovi progetti e il monitoraggio e la cura di quelli esistenti. Abbiamo stretto molte mani, ascoltato i racconti cadenzati dal ritmo della cultura orale, consultato gli indovini, portato il materiale d’uso necessario per un anno al piccolo ospedale locale. Siamo stati invitati alle feste e alle danze segrete e abbiamo ricambiato l’ospitalità; i bambini ci hanno accolto e guidato con i loro sorrisi e la loro felicità di incontri.

L’EMERGENZA Un pomeriggio ci trovavamo a Sangha, il villaggio situato sul bordo dell’altopiano della falesia dove operiamo da anni, luogo in cui la tradizione è viva e rispettata. Alla ‘piccola sera’ cioè nel pomeriggio si è recata da noi una delegazione del Collettivo femminile di Sangha, composto da donne di varie età, tutte elegantemente vestite, che ci hanno presentato con dignità e discrezione una loro emergenza, il problema che attualmente stanno attraversando: quello della mancanza d’acqua. È la prima volta che una delegazione di donne si rivolge direttamente agli occidentali, senza mediazioni: questo è indice sia della gravità della situazione sia di una nuova e profonda fiducia instaurata negli ultimi anni tra noi.

La sussistenza in Mali è garantita dalla stagione delle piogge. Se è abbondante e generosa, riescono a coltivare il miglio necessario alla loro alimentazione; per i
dogon è l’alimento principale, con cui fanno polenta, frittelle,
minestre e birra.

Anche negli anni migliori si tratta sostanzialmente di monoalimentazione, soprattutto nelle zone rurali lontane dalle vie principali di comunicazione; questo, insieme alle condizioni climatiche, è uno dei fattori che determina un tasso di mortalità altissimo: quella infantile sotto i 3 anni è del 35%. Quando non piove come quest’anno, si va incontro alla siccità, che nel corso delle stagioni e di fronte ad un altro cattivo raccolto diventa carestia. In questi frangenti il tasso di mortalità raddoppia.

Le donne provvedono a migliorare la situazione dedicandosi alla coltivazione degli orti: oasi verdissime di cipolline, insalata, peperoncini, melanzane, tabacco che si aprono accanto ai corsi d’acqua, ai laghetti e ai luoghi dove si mantiene a lungo l’acqua piovana. Oltre a nutrire le famiglie in modo più variato, le loro economie rendono possibile l’accesso all’ospedale e l’acquisto di riso, pesce, sale, zucchero e altri tipi di condimenti.

A Sangha, lungo la strada di Ogol basso che scende verso la pianura, da anni viene coltivato un grande appezzamento di terra intorno a un laghetto naturale che mantiene l’acqua fino alla successiva stagione delle piogge, se è stata abbondante. Le donne ci hanno invitato a constatare che già ora, nei primi giorni di gennaio 2012, il lago è prosciugato. Siamo scese accanto a loro; ci hanno mostrato il loro coraggio e la loro fatica: scavano con le mani il letto del bacino, tra rospi e radici e residui di fogna del villaggio, per utilizzare tutto il fango acquoso possibile. Bambini e bambine, i ragazzini nostri amici, gli uomini e le donne si dedicano a questa opera per tutta la giornata.

IL PROGETTO DEL POZZO La costruzione di un pozzo, in mezzo agli orti dall’altra parte della strada, permetterebbe di aumentare l’acqua esistente negli anni buoni ma soprattutto di scongiurare il rischio della siccità. Le cipolline coltivate possono bruciarsi per mancanza d’acqua, e gli altri raccolti che aiutano la sopravvivenza fino alla prossima stagione delle piogge sono irrealizzabili.

Le condizioni in cui lavorano, la tenacia e la capacità di resistere sorridendo e sperando in condizioni estreme, per noi impossibili, ha spinto i ragazzi e le ragazze delle scuole di Verona a farsi garanti del progetto, ad assumerlo in prima persona. Noi vogliamo ringraziare gli abitanti di Sangha per la bellezza incontrata, per la gentilezza e l’ospitalità, per tutto quello che abbiamo imparato, hanno detto, che ricambieremo con questo aiuto. È un progetto di cui abbiamo verificato sul campo l’estrema necessità, addirittura l’urgenza: per questo ci sentiamo di proporlo in Italia alle nostre famiglie, ai nostri compagni di scuola, ai professori e agli amici.

Il pozzo verrà costruito nel mese di maggio, quando l’aridità raggiunge il suo limite estremo: così si avrà la garanzia di raggiungere la faglia più profonda e non sarà mai asciutto. Il lavoro viene affidato al nostro responsabile locale, Apam Dolo, che da più di dieci anni garantisce ai nostri progetti trasparenza e dignità nel rispetto di tutte le condizioni sociali e ambientali del luogo. Apam ha proposto di affidare l’opera ad alcuni esperti locali di provata fiducia, e non ad un’impresa, per contenere i costi, previsti intorno ai 3500 euro. La proposta è stata approvata all’unanimità dai responsabili delle amministrazioni locali, dai saggi del villaggio, dalle rappresentanti delle donne e dai soci di MetisAfrica, che si fanno garanti della qualità e correttezza dei lavori.

I VANTAGGI CHE DERIVANO dalla costruzione di un pozzo sono notevoli:

– combattere le conseguenze della siccità e della carestia dovute alla eventuale scarsità di piogge nella stagione estiva, che periodicamente, come quest’anno, si verifica. La denutrizione influisce negativamente sullo stato generale della salute, che è più soggetta a malattie e più fragile nella convalescenza; inoltre impedisce agli adulti di poter lavorare bene i campi in previsione delle piogge perché uomini e donne non hanno la forza necessaria. D’estate, quando il lavoro è durissimo perché si tratta di dissodare quanta più superficie di sabbia e di dura terra sassosa possibile, la temperatura è torrida (intorno ai 50°) e umida; le

malattie proliferano, dalla malaria alle parassitosi.
– variare l’alimentazione con altri alimenti, sia direttamente che indirettamente; i risparmi delle donne che vendono al mercato le verdure degli orti sono impiegati per l’acquisto di altro cibo e di condimenti.
– limitare l’esodo e la migrazione delle generazioni di età adulta, non più costrette ad andare a cercare lavoro nei paesi confinanti lasciando soli gli anziani e i bambini;
– rendere possibili le cure dell’ospedale, cui si accede

pagando un ticket (70 centesimi per gli adulti e 49 per i bambini) che altrimenti resta inaccessibile;
– rendere più fertile il suolo e arricchirlo: il miglio

cresce più rigoglioso sui terreni coltivati ad orti ed accanto ad essi, anche quando la pioggia è scarsa;
– diminuire il rischio di malaria e di malattie, che aumenta esponenzialmente in presenza di fango e residui stagnanti;
– aumentare con le coltivazioni la salubrità dell’aria e diminuire il calore e l’arsura.

IL VIAGGIO Pensato come un nuovo modo di aprire gli orizzonti della scuola e come atto di contestazione dell’ultima riforma, preparato negli anni dal prof. Ferrari, è stato “Un altro viaggio, alla scoperta di un’altra forma di bellezza”: quella umana, etica e ospitale di una popolazione diversa e lontana da noi con cui entrare in rapporto paritario e rispettoso, di autentico scambio profondo. Hanno aderito 14 liceali di Verona, che si sono assunti coraggiosamente il compito di aprire una nuova strada, di sperimentare il progetto e di farsene i promotori.