LE CONSULTAZIONI

Sono state individuate come nucleo centrale del lavoro le consultazioni. 

Il dispositivo terapeutico segue i modelli dell’Etnopsichiatria, inaugurata da Tobie Nathan e proseguita da Marie Rose Moro in Francia, e per l’Italia da Piero Coppo, Roberto Beneduce e dal Centro Deveureux di Bologna.

Compito primo del trattamento, tenendo conto della grande vulnerabilità dei pazienti migranti, siano essi nati nel proprio paese di origine che in Italia (anche se si tratta di una variante che ha conseguenze molto marcate dal punto di vista psicopatologico), è quello di creare legami tra i due mondi e le due culture che lo abitano e lo ospitano. La attenta considerazione dell’appartenenza culturale, affrontata nella maniera più differenziata possibile, porta a favorire metodi individuali di cura, che si dipanano dopo la prima consultazione con proposte e progetti terapeutici diversi, studiati caso per caso e monitorati via via lungo il percorso.

Il trattamento emerge durante la prima consultazione, oppure viene proposto successivamente, se l’équipe ritiene opportuno verificare la raccolta anamnestica, o discutere aspetti contradditori emersi. La proposta viene sempre stabilita insieme e successivamente condivisa con gli operatori che hanno segnalato il caso: al paziente possono essere proposte sedute d’appoggio in piccolo gruppo oppure colloqui individuali, sedute di Sandplay Therapy o di psicomotricità, oppure l’inserimento nei gruppi laboratoriali, a seconda dei casi e del tipo di patologia o di disagio. L’équipe monitora il percorso durante le riunioni e le supervisioni cliniche.

Il momento della consultazione diventa un luogo di accoglienza e di ospitalità, e, nel nostro tempo segnato da tanta difficoltà di ascolto e ricettività autentici, luogo di cura estremamente efficace, e non solo per nuclei familiari stranieri, ma anche per famiglie italiane. È sempre inoltre occasione di formazione, perché si dedica molto tempo a riflessioni approfondite sulle modalità operative, teoriche e cliniche del gruppo.

La dimensione dell’équipe è motivata anche dal fatto che il rapporto duale per alcune culture, segnatamente quelle tradizionali maghrebine e africane, è vissuto con sospetto e non riguarda il settore della cura, cui tutti gli elementi familiari e ambientali sono chiamati a concorrere, e dal fatto che spesso il minore o in altre realtà il malato viene accompagnato da familiari, da amici italiani che fungono da mediatori e da figure di riferimento che hanno segnalato il caso (insegnanti, assistenti sociali, educatori).

Questi incontri si svolgono generalmente il giovedì.

I PERCORSI INDIVIDUALI

Se necessario, viene avviato un percorso terapeutico individuale, che può essere affiancato dalle attività dei laboratori. In alcuni casi si ritiene opportuno offrire al minore o ai suoi familiari uno spazio riservato, personale, protetto in cui poter affrontare i nodi più complessi e le patologie che richiedono altri trattamenti.  L’attività di supervisione è svolta dalla dott.ssa Giulia Valerio, coordinatrice delle consultazioni etnocliniche, affiancata dal dott. Roberto Maisto, psichiatra e psicoterapeuta, docente e responsabile del settore di Etnopsicoterapia presso Li.S.T.A., Coordinatore del Centro Devereux e del Centro di Consultazione Culturale di Bologna, e dal dott. Michele Oldani, responsabile del settore di Psicologia dell’Età Evolutiva presso la scuola di specializzazione post universitaria Li.S.T. A. di Milano.

Sandplay Therapy

Metodo creato da Dora Kalff, allieva di C. G. Jung e del maestro zen Suzuki, che offre al paziente uno spazio libero e protetto di gioco immaginale, in cui poter esprimere e narrare, senza parole, il proprio mondo interiore e intimo, rappresentandone i conflitti e lavorando sullo scioglimento dei nodi più problematici. Il metodo ha il vantaggio di mettere in secondo piano la parola, che garantisce anche a chi non sa esprimersi perfettamente nella nostra lingua una piena capacità di racconto, e di accogliere rappresentazioni diverse del mondo esterno ed interno. Strumento diagnostico e prognostico prezioso, permette ai minori soprattutto (ma anche a pazienti di ogni fascia di età) di ritrovare libertà espressiva e uno spazio di lavoro profondo senza condizionamenti, contenuto nello spazio delle sabbiere e animato dalle rappresentazioni del mondo, a disposizione nella stanza.

Psicoterapia

Ad alcuni bambini, agli adolescenti e ai genitori è stato offerta una psicoterapia individuale, condotta da professionisti che hanno una formazione etnoclinica; a volte i terapeuti sono due, per garantire circolarità ed evitare il rapporto duale. Se necessario, è presente anche un traduttore o mediatore culturale.

Psicomotricità

Attraverso il gioco individuale vengono affrontate le difficoltà relazionali dei bambini che vengono affaticati dal lavoro di gruppo: in alcune patologie o in alcuni disturbi del comportamento, si rende necessaria la ricostruzione del contenitore primario, con un lavoro corporeo sui confini e sulle differenziazioni delle capacità emotive. 

Colloqui di sostegno

Alcuni genitori vengono seguiti da psicoterapeuti e psicologi in una terapia di appoggio, che mira a sostenerli nelle difficoltà gravi che attraversano e che rischiano di infragilire i ruoli genitoriali o la loro stabilità psichica. 

PERCORSI INDIVIDUALI presso le scuole

Osservazioni in classe

A volte si rende necessaria la presenza di un operatore estraneo all’ambiente scolastico, per poter studiare la difficoltà di un minore da differenti punti di vista. L’affiancamento di una psicomotricista, di uno psicologo, di un pedagogista formati in etnoclinica che stia accanto al minore in difficoltà si è rivelato già nel passato una possibile risorsa, sia per gli insegnanti che per il gruppo classe, sia per il minore e la sua famiglia. Compito principale dell’osservatore è quello di creare ponti fra mondi diversi, che spesso nel minore confliggono e generano o aumentano fratture, disordini interiori, a volte atteggiamenti patologici e prognosticamente molto gravi.

Percorsi individuali terapeutici

Possono venire proposti, se è il caso e se si rivela possibile costruire un setting adatto e di senso, alcuni trattamenti individuali, attraverso la Sandplay, il disegno, la psicomotricità oppure con incontri psicoterapeutici.